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Le collezioni nel mondo della Birra, i sottobicchieri

Foto di emoro da Pixabay

Le collezioni nel mondo della birra, i sottobicchieri, nati come protezione per la birra, divenuti oggetti ricercati

La nascita dei sottobicchieri risale al XIX secolo quando in GERMANIA, per evitare che corpi estranei finissero nella birra, si ricopriva il boccale con un tappetino di feltro.

Grazie all’imprenditore tedesco Robert Sputh, il feltro, materiale assorbente ma non igienico, venne sostituito con il cartone, e ne fu determinato anche lo standard della forma circolare e delle misure del diametro di 107 mm e lo spessore di 5 mm.

Con il tempo si sono sviluppate diverse varianti, divenendo così oggetto di collezione da parte di molti appassionati della birra e del collezionismo birrario .

Per un neo-collezionista di sottobicchieri non è facile districarsi tra l’immensa quantità di oggetti di questo tipo.

Foto di Hathawulf da Pixabay
Foto di Hathawulf da Pixabay

Si può scegliere se dividere per paese di provenienza, immagini riportate, periodo storico; naturalmente una buona classificazione necessita di più dati per evitare doppioni e per individuare le varianti.

Ecco un elenco esemplificativo di dati utili per classificare correttamente ogni singolo pezzo:

  • Nazione: è considerata la voce più importante per classificare la propria collezione. 
  • Città:  città di produzione della birra.
  • Birreria: molte birrerie di media e grande dimensione hanno stabilimenti in più città, viene usata dopo la nazione e lo stato.
  • Birra: Il marchio
  • Tipo: normale, commemorativo, serie, sovrastampato, …
  • Forma: quadrato, rotondo, ovale, …
  • Data:  risalire alla data di emissione dei sottobicchieri è tutt’altro che facile.
  • Tematica: cavalieri, animali, FIORI, SPORT, …

Una volta scelto il metodo di classificazione bisogna reperire le informazioni necessarie.

Foto di joakant da Pixabay
Foto di joakant da Pixabay

In Internet esistono diverse liste di birrerie ed elenchi utili per classificare i sottobicchieri; può risultare complicato associare il marchio della birra alla birreria che la produce.

Esistono inoltre molte associazioni e club di collezionisti di sottobicchieri diffuse in molte nazioni.E’ molto importante la conservazione che può essere organizzata sia in scatole di cartone, sia in buste trasparenti; queste ultime proteggono i sottobicchieri lasciandoli comunque in bella vista per la consultazione.

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Riciclo creativo: come riutilizzare i barattoli di vetro

Fiori in barattolo di vetro

Alcune idee per il riciclo creativo facile e veloce: come puoi trasformare e riutilizzare i barattoli di vetro vuoti

Perché gettare via i barattoli vuoti di marmellata, sugo o maionese?

Possiamo utilizzarli in svariati modi.

Vediamone alcuni, tutti molto semplici e veloci da realizzare.

I barattoli di vetro, grandi o piccoli che siano, possono trasformarsi in soprammobili, portapenne, porta-caramelle o idee regalo.

Certo, non vanno lasciati così come sono: bisogna decorarli e abbellirli.

Non è per niente difficile e non serve chissà quanto materiale.

E un ottimo passatempo in cui si possono coinvolgere anche i bambini. Siete pronte a conoscere qualche idea?

Barattoli-con-piante
Foto di magdakamyszek da Pixabay

Tempo fa ho deciso di trasformare un semplice barattolo di vetro in una sorta di finto acquario: l’ho riempito di acqua in cui avevo aggiunto del colorante blu.

In questo modo è diventata azzurra.

Poi, con la tecnica del decoupage, ho incollato sulla superficie esterna delle immagini di pesciolini (per la gioia di mio figlio ho messo anche Nemo e Dori!).

Per finire, ho dipinto il coperchio e con la colla a caldo ho incollato due conchiglie. Semplice e divertente!

Volete degli eleganti portacandele o porta-caramelle? Basterà procurarsi dei nastri di stoffa o pizzo e, sempre con l’aiuto della colla a caldo, incollarli sul bordo inferiore e superiore.

Per il portacandela, naturalmente il tappo non serve, ma per il porta-caramelle si; quindi è necessario decorare il tappo.

E’ sufficiente un ritaglio di stoffa e un nastrino abbinato.

Volendo si possono incollare anche degli elementi 3D.

Portacandele
Foto di StockSnap da Pixabay

Un’altra idea carina e facile da realizzare è questa: procuratevi dei sassolini del colore che preferite e dei fiori finti.

Inserite i sassolini sul fondo del barattolo, mettete i fiori, poi decorate a piacere il tappo.

Il vostro soprammobile è fatto!

Irene C.

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Storia del francobollo, parte 6: Caratteristiche fisiche

forme francobolli

Storia del francobollo, parte 6: Tipologie di francobollo ed usi postali: caratteristiche fisiche del francobollo

Caratteristiche fisiche del francobollo

La forma

La forma rettangolare o quadrata riguarda la maggior parte dei francobolli.

Il primo francobollo ad avere una sagoma diversa, fu emesso nel 1853 dal Capo di Buona Speranza con la forma triangolare.

forme francobolli
forme francobolli

Esistono poi francobolli con curiosi contorni, tra i più conosciuti ricordiamo a forma di frutta, di cuore, di rombo, di stemma araldico.

Non vi è una regola prefissata in quanto sono i vari decreti dei paesi emittenti a deciderne, di volta in volta, la forma geometrica, indicandola negli appositi bollettini.

La vignetta

La vignetta è la parte stampata del francobollo.

Normalmente contiene le indicazioni dello stato che lo ha emesso ed il valore nominale di affrancatura.

La Gran Bretagna non indica a lettere lo stato emittente, lo sostituisce con il profilo del sovrano regnante.

Quasi sempre la vignetta rispetta la forma del francobollo, ma in alcuni casi questa consuetudine non è rispettata.

La vignetta può essere istituzionale quando è formata dai simboli delle istituzioni dello stato emittente, come ad esempio, avveniva nel Regno d’Italia quando si imprimeva l’effigie di Vittorio Emanuele II.

Può essere commemorativa nel caso di una ricorrenza di un avvenimento o di un personaggio storico.

Può essere propagandistica come nel caso di quei francobolli che portano un messaggio di solidarietà umana.

Il valore nominale di affrancatura attribuisce al francobollo un preciso valore a riferimento della moneta in corso nello stato di emissione.

In alcuni casi, oltre al valore nominale vi è indicato un sovrapprezzo in beneficenza.

Per esempio in Italia nel 1910, l’emissione della serie detta “Garibaldi” fece coincidere l’inizio delle emissioni di vignette commemorative, con l’uso del sovrapprezzo che era a favore del Comitato Nazionale dei Festeggiamenti per il cinquantenario dell’unificazione del Paese.

Nel 1915 venne emessa la serie di quattro valori della “Croce Rossa” dove, per la prima volta, era indicato il sovrapprezzo di 5 centesimi in beneficenza.

Nel 1953 il Vietnam del Nord ha emesso una serie di francobolli che non esprimeva il valore nominale in moneta corrente ma in chili di riso.

La vignetta indica un contadino intento alla coltivazione del cereale con quattro misure differenti da 6 etti a 5 chili.

Il 17 novembre 2005 la Repubblica di San Marino, per prima al mondo, ha emesso un francobollo che non indica il valore nominale, sostituito da un breve testo che chiarifica l’uso.

Nel 2006 la Repubblica Italiana ha emesso un valore da Euro 0,60 con sovrapprezzo di Euro 0,30 a favore dell’Associazione Pro Lotta ai Tumori del Seno.

La carta

Nella storia della stampa dei francobolli sono stati usati moltissimi tipi di carta.

Spesso per l’emissione di uno stesso francobollo sono stati usati tipi di carta differente.

In alcuni francobolli sono impastati nella carta fili di seta o altra stoffa che ne consente l’identificazione dalle contraffazioni.

Per lo stesso motivo, in tempi più recenti, si usa la carta fluorescente.

La carta non è, però essenziale nella genesi di un francobollo in quanto esistono valori su pergamena, su lamine metalliche ed è noto il francobollo di stoffa emesso dalla Repubblica Italiana l’8 ottobre 2004 che ha preso nome di “Arte del Merletto”

Il sistema di stampa

Le tecniche di stampa usate per la produzione dei francobolli sono diverse, le più usate sono:

  • La tipografia costituisce il procedimento più antico ed è caratterizzata da un’impressione ottenuta dai rilievi dei cilindri di stampa.
  • La fotocalcografia consiste in una stampa ottenuta con procedimenti fotochimici l’incisione a bulino è il più comune e consiste in una lastra incisa con solchi dentro la quale rimane l’inchiostro che si trasferisce poi sulla carta.

La filigrana

La filigrana è un disegno leggibile contro-luce dato da un dislivello di spessore nella carta del francobollo.

Non tutti i francobolli hanno la filigrana, ma ne esistono della stessa emissione con o senza filigrana ed anche con filigrane diverse a seconda del giorno di stampa.

Ormai in disuso, in origine era uno degli elementi che serviva a garantire la sicurezza anticontraffazione nei francobolli.

Introdotta in Italia nel 1863 dalle Regie Poste, per opera dell’ingegner Perazzi, che aveva ideato la forma a “coroncina” da usare in contemporanea con la stampa di un fondo di sicurezza.

Nel 1945 la Repubblica Italiana introdusse la filigrana a forma di “ruota alata” ed il 1 marzo 1955 fu mutata in “stella“.

Con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n°80 del 7 aprile 1955, il ministro Gava riconosceva l’opportunità di stampare i francobolli su carta filigranata a tappeto di stelle a cinque punte.

La Repubblica di San Marino utilizzò la stessa filigrana fino al 1961, quando decise di adottare un proprio simbolo a “tre penne”; che fu adottata per la prima volta nel valore da 500 lire del 20 ottobre.

La gomma

La gomma è quella parte che può essere umidificata per l’uso postale ovvero per attaccare il francobollo all’oggetto da inoltrare via posta.

Soprattutto nei primi francobolli emessi è possibile che non sia presente in quanto era compito degli impiegati postali spalmare della colla per consentirne l’uso.

In filatelia si distinguono quattro tipologie:

  • gommati
  • senza gomma
  • linguellati
  • senza tracce di linguella.

La linguella era una striscia di carta applicata dai collezionisti per conservarne gli esemplari in appositi album.

Talvolta, per fare scomparire la linguella o la traccia di essa dal retro del francobollo, alcune persone prive di scrupoli, eseguono la rigommatura del francobollo.

La gomma manipolata è molto più liscia e compatta, e più spessa rispetto all’originale, ciò aumenta lo spessore totale del francobollo rigommato rispetto all’originale e tale variazione di spessore si può misurare con un apposito strumento denominato spessimetro.

Però il metodo più semplice per accorgersi della rigommatura è passare con delicatezza un dito lungo i dentelli: in genere questi sono più duri e rigidi rispetto ai dentelli di un francobollo non rigommato.

La dentellatura

La dentellatura è una perforazione della carta che contorna le vignette dei francobolli ed ha come scopo il consentire un’agevole separazione degli esemplari stampati su uno stesso foglio.

L’ampiezza tra un dentello e l’altro si misura con un apposito strumento detto odontometro ed è una caratterizzazione legata alle emissioni.

I valori indicati nelle scale dell’odontometro rappresentano un rapporto matematico di 20/n dove 20 sono i millimetri presi in considerazione sul francobollo ed n indica l’esatta distanza fra i centri di due perforazioni.

Esistono vari tipi di perforazioni a seconda del perforatore in uso.

frammento di foglio francobolli
frammento di foglio francobolli

Andrea

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Storia del francobollo, parte 5: Francobolli di propaganda

forme francobolli

Storia del francobollo, parte 5: Francobolli di propaganda e guerra

Francobolli di propaganda e guerra

Fu nel corso della prima guerra mondiale che si scoprirono le potenzialità dei francobolli come mezzi di propaganda.

Si ricorse alla falsificazione dei francobolli esteri e alla loro diffusione sul territorio nemico a scopo propagandistico.

Inoltre con l’avvento dei totalitarismi, i francobolli vennero impiegati soprattutto sul fronte interno per rafforzare il consenso delle varie dittature.

Nell’Italia fascista nacquero così alcune serie, tra cui il “decennale della Marcia su Roma” e la “commemorativa dell’Impero”.

Decennale della marcia su Roma, espressi, 1,25 Lire, 1932
Decennale della marcia su Roma, espressi, 1,25 Lire, 1932

Nella Germania nazista “effigie del Führer” e delle altre dittature sul suolo europeo.

Durante la seconda guerra mondiale la propaganda sui francobolli divenne propaganda di guerra, e si moltiplicarono le emissioni “a tema” contenenti l’elogio della guerra o la condanna del nemico.

La serie “Due popoli, una guerra” del Regno d’Italia e i francobolli della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana) con la dicitura “hostium rabies diruit”.

Successivamente con la guerra fredda, i francobolli propagandistici vennero utilizzati ad esaltazione dei vari regimi, per poi estendersi a tutti i casi di culto della personalità.

Possiamo dire che il francobollo ha comunque rivestito fin dalla sua origine una sorta di ruolo celebrativo, in quanto per tutto il XIX secolo la raffigurazione di regnanti o allegorie di nazioni costituì un motivo assolutamente dominante.

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Storia del francobollo, parte 4: nascita filatelia e falsi

forme francobolli

Storia del francobollo, parte 4: Tipologie di francobollo ed usi postali: la nascita della filatelia e i primi falsi

La nascita della filatelia

Con la crescente diffusione dei francobolli nacque anche il fenomeno del loro collezionismo, la filatelia.

Già nel 1856 ebbero luogo negli Stati Uniti le prime riunioni di filatelisti.

categoria - filatelia
categoria – filatelia

Inizialmente i francobolli venivano recuperati dalla corrispondenza dopo che era giunta a destinazione.

I primi albi per collezionisti furono diffusi a partire del 1860 e il primo catalogo fu stampato nel 1861.

In questa fase il francobollo divenne un bene con valore collezionisti diverso dal valore nominale.

All’inizio della storia postale le emissioni erano scarse, di conseguenza i collezionisti non si concentravano su specifiche tematiche o emissioni nazionali.

Il 15 dicembre 1862 uscì la prima rivista specializzata in campo filatelico il Monthly Advertiser.

Nel 1864, fu il collezionista francese Georges Herpin a coniare la parola “filatelista”, termine di origine greca che significa “amante dell’assenza di tassa”.

Il 1866 è l’anno in cui negli Stati Uniti avvenne la fondazione della prima associazione filatelica del mondo, la Excelsior Stamp Association.

I primi falsi

I primi falsi fecero comparsa poco dopo l’introduzione del primo francobollo nel 1840.

La fantasia dei falsari non si limitò a riprodurre i valori originali, ma vennero eseguite anche contraffazioni.

Variazioni cromatiche e modifica delle cifre ad imitazione di francobolli con valori più elevati.

Altra tecnica utilizzata nella falsificazione fu il lavaggio chimico dell’annullo che rendeva i francobolli usati come nuovi per poter essere riutilizzati.

I sistemi antifalsificazione introdotti sono svariati, il primo ad essere adottato, fin dalla prima emissione inglese, è la filigrana della carta.

In Baviera, Württemberg e Svizzera fu introdotto l’uso di carta bianca con fili di seta colorata.

In seguito vennero ad aggiungersi ulteriori tecniche come l’utilizzo di carta colorata o con strisce laccate.

Andrea e Irene

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Storia del francobollo, parte 3: primi errori primi italiani

forme francobolli

Storia del francobollo, parte 3: Tipologie di francobollo ed usi postali: i primi errori e i primi francobolli italiani

I primi errori

Il primo errore risale all’anno 1847, quando le autorità di Mauritius, allora possedimento inglese, volendosi dotare dei loro primi francobolli.

In questo modo riuscirono ad aggiudicare il primato del primo clamoroso errore di stampa, in realtà composto da due errori.

Emisero due serie del tutto simile al Penny Black ma una su fondo vermiglio e una su fondo indaco.

Inoltre riportando l’erronea dicitura di “Post Office” anziché “Post Paid”, ossia di “Ufficio Postale” al posto di “Porto Pagato”.

Questi sono oggi tra i più rari francobolli del mondo, in quanto furono subito ritirati.

Sono arrivati a noi 14 esemplari su fondo vermiglio e 12 esemplari su fondo indaco.

Nel 1855 e più precisamente il 1° luglio, fu la Svezia a regalare al mondo filatelico un’altro importante errore.

Fu proprio nell’emissione del primo francobollo svedese del valore di 3 skilling, che commise l’errore.

Venne realizzata la prima non conformità tra decreto di emissione (che lo aveva previsto verde) e stampa effettiva (che fu in giallo).

In questo modo venne realizzato uno dei più rari francobolli del mondo, battuto ad asta pubblica nel 1996 per ben due milioni di euro.

I primi francobolli italiani

Il 1º giugno del 1850, anche l’Italia si dotò del suo primo francobollo.

Il Regno Lombardo-Veneto emise la sua prima serie di sei valori diversi denominata “Aquila Bicipite”.

Aquila bicipite
Aquila bicipite

Fra questi è presente il 45 centesimi azzurro, considerato tra i più rari francobolli del mondo.

In seguito, 1º gennaio 1851 anche il Regno di Sardegna diede alle stampe la sua prima serie, l’effigie è di Vittorio Emanuele II.

Il 1º aprile successivo, con una serie di sei valori in Crazie, fu il granducato di Toscana con il marzocco (stemma del granducato) ad unirsi al nuovo sistema postale.

A seguire anche gli altri stati preunitari si uniformarono; nel 1852, il 1º gennaio lo Stato Pontificio e a giugno il Ducato di Modena e il Ducato di Parma.

Nel 1858 il Regno delle Due Sicilie fu l’ultimo degli antichi stati italiani ad adottare il francobollo, con una serie di colore rosa con 7 valori in Grana.

Di questi, il francobollo detto “Trinacria” divenne una rarità dopo che il governo garibaldino appena insediatosi a Napoli ne riprese la lastra di stampa.

Venne data vita ad un nuovo francobollo usando il colore azzurro e il valore in Grana venne convertito in Tornese.

Tale francobollo, rimasto in circolazione per un solo mese, è tra i più rari della storia postale italiana.

A seguito dell’unità d’Italia, vennero estesi ai nuovi possedimenti sabaudi i francobolli del Regno di Sardegna.

Di conseguenza il primo francobollo sardo (il 5 centesimi nero del gennaio 1851) è considerato anche il primo francobollo “italiano”.

La prima vera emissione italiana avvenne solo il 24 febbraio 1862, con il francobollo da 10 centesimi bistro recante l’effigie di Vittorio Emanuele II.

Quest’ultimo è analogo a quello sardo del 1855 ma dotato di dentellatura.

Il 1º dicembre 1863 venne stampata, in Inghilterra dalla tipografia De La Rue, la prima serie appositamente studiata per coprire le tariffe postali del Regno d’Italia.

Andrea e Irene

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Storia del francobollo, parte 2: genesi, successo planetario

forme francobolli

Storia del francobollo, parte 2: Tipologie di francobollo ed usi postali: la genesi, un successo planetario

La genesi

La nascita del francobollo come lo conosciamo oggi è legata alla riforma delle Poste della Gran Bretagna voluta nel 1837 da Sir Rowland Hill.

L’intuizione di Hill fu quella del servizio postale prepagato, ovvero la riscossione della tariffa postale non avvenisse più al momento del ricevimento a carico del destinatario, bensì alla spedizione a spese del mittente.

Inoltre comprese anche che modificando le tariffe, abbassandole e uniformandole in base al peso piuttosto che alla distanza, avrebbe favorito l’aumento del traffico postale ricompensando ampiamente i minori introiti derivanti dalla riduzione delle tariffe.

Nel 1837 fece pubblicare a sue spese il libretto “Post Office Reform: its Importance and Practicability”, con cui rese noto al parlamento inglese il suo pensiero riformatore.

Il progetto si scontrò però con l’ostilità preconcetta del Post Office, che non accettò l’intrusione di un estraneo quale era considerato Rowland Hill.

Grazie alle pressioni della classe mercantile e creditizia, il 26 dicembre del 1839 il parlamento britannico approvando la riforma, rese necessaria la realizzazione dei francobolli.

Hill suggerì inoltre le caratteristiche principali; dovevano essere dei pezzi di carta di dimensioni sufficienti ad accogliere una stampa, sul retro la superficie doveva essere idonea all’incollaggio come prova dell’avvenuto pagamento della tariffa postale.

Nel settembre del 1839 venne bandito un concorso pubblico, che invitava la popolazione al suggerimento del modo in cui il francobollo dovesse essere.

Delle 2600 proposte presentate, nessuna ebbe il favore del riformatore; Hill decise quindi che si sarebbe occupato personalmente dell’ideazione del francobollo.

Come soggetto fu scelto il profilo della Regina Vittoria, per evitare contraffazioni la testa fu stampata su un fondo cesellato costituito da losanghe molto fitte.

Il 6 maggio 1840 entrò così in vigore il primo francobollo del mondo, che passò poi alla storia come Penny Black.

La perforazione meccanica del francobollo nasce nel 1848 grazie all’ingegnere Henry Archer, completando così la genesi del francobollo dentellato così come è noto oggi.

Storia del francobollo 2
Storia del francobollo 2

Un successo planetario

In pochi anni, la grande praticità dell’innovazione postale ideata e creata da Sir Rowland Hill, garantì al francobollo un successo su scala mondiale.

Infatti altre amministrazioni postali seguirono l’esempio inglese e così, nel marzo 1843, la Svizzera del (cantone di Zurigo) fu il secondo stato al mondo ad emettere francobolli.

Successivamente sorprendentemente il Brasile, con l’emissione della serie detta “occhi di bue” il 1° agosto dello stesso anno, nonché i cantoni di Ginevra (ottobre 1843) e Basilea (luglio 1845).

Quest’ultima emissione diede alla Svizzera il primato nell’emissione di francobolli colorati e tematici con la famosa “Colomba di Basilea”.

Gli Stati Uniti d’America, iniziarono l’emissione di francobolli con un valore da 5 centesimi e l’effigie di Benjamin Franklin nel 1847.

Dal 1849 in poi tutti gli stati europei adottarono uno dopo l’altro il francobollo.

Andrea e Irene

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Storia del francobollo, parte 1: i precursori e la nascita

forme francobolli

Storia del francobollo, parte 1: Tipologie di francobollo ed usi postali: i precursori e la nascita

I precursori

Come per tutte le invenzioni esiste un prima, e anche per il francobollo vale lo stesso concetto; prima dell’introduzione del francobollo il trasporto veniva pagato dal destinatario.

Nel corso dei secoli il francobollo è stato preceduto da numerosi precursori.

Nel 1653, il gestore della posta cittadina di Parigi, Jean-Jacques Renouard de Villayer, aveva creato il “billet de port payé”.

Era una striscia di carta simile a un francobollo che doveva essere fissato alla missiva per mezzo di un filo o di un fermaglio.

Tra i precursori troviamo in Gran Bretagna il sistema di prezzo unitario per la posta locale ideato dai mercanti William Dockwra e Robert Murray ed adottato dalla Penny Post londinese a partire dal 1680.

L’innovazione riscosse un tale successo che il duca di York vide minacciato il proprio monopolio postale.

E in conseguenza alle proteste del duca, la Penny Post fu obbligata a cessare l’iniziativa dopo appena due anni, venendo inglobata nel General Post Office.

A differenza dei billet de port payé dei quali non risulta alcun superstite, alcuni esemplari dei francobolli di quel periodo sono conservati negli archivi, quattro esemplari risultano in possesso di collezionisti.

Rimanendo nel campo della filatelia, all’inizio del XIX secolo si assiste alla comparsa in alcune città dei precursori delle cartoline e delle buste preaffrancate.

A Sydney nel 1838 nascono le “letter sheets” riconosciute ufficialmente come primi valori postali preaffrancati.

Nel Regno di Sardegna fece la sua comparsa nel 1818 la “carta postale bollata”, un foglio di carta da corrispondenza con la tassa di porto prepagata, ribattezzato “cavallino” in quanto raffigurante un messaggero a cavallo.

precursori - Sardegna
precursori – Sardegna

In Gran Bretagna nel 1821 vennero allegate ai giornali le cartoline preaffrancate di risposta.

La nascita

Ufficialmente il francobollo nasce nel 1839 dall’inglese Rowland Hill, che attuando una rivoluzione nelle poste inglesi, aggiunge anche questa importante innovazione.

Una amministrazione postale emette il francobollo che rappresenta la prova del pagamento anticipato per servizi di spedizione di una lettera una raccomandata o di un pacco ad un destinatario.

L’affrancatura è a tutti gli effetti una carta-valori e la sua contraffazione è un reato.

L’applicazione del francobollo sull’oggetto da spedire deve essere fatta dal mittente o dagli uffici postali su richiesta del mittente.

Tradizionalmente il francobollo è un piccolo rettangolo di carta gommata che si incolla all’oggetto da spedire. Recentemente la gommatura è sostituita da un adesivo.

Alcune amministrazioni postali hanno emesso francobolli di altre forme, rotondi (Nuova Zelanda), triangolari, pentagonali o di forme non geometriche come ad esempio a forma di frutta (Sierra Leone e Tonga).

Alcune alternative al classico francobollo di carta sono stati anche prodotti francobolli non di carta, come i francobolli della Svizzera fatti parzialmente di pizzo o della DDR composti soltanto di materiali sintetici.

Storia del francobollo 1
Storia del francobollo 1

Andrea e Irene