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Storia del francobollo, parte 3: primi errori primi italiani

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Storia del francobollo, parte 3: Tipologie di francobollo ed usi postali: i primi errori e i primi francobolli italiani

I primi errori

Il primo errore risale all’anno 1847, quando le autorità di Mauritius, allora possedimento inglese, volendosi dotare dei loro primi francobolli.

In questo modo riuscirono ad aggiudicare il primato del primo clamoroso errore di stampa, in realtà composto da due errori.

Emisero due serie del tutto simile al Penny Black ma una su fondo vermiglio e una su fondo indaco.

Inoltre riportando l’erronea dicitura di “Post Office” anziché “Post Paid”, ossia di “Ufficio Postale” al posto di “Porto Pagato”.

Questi sono oggi tra i più rari francobolli del mondo, in quanto furono subito ritirati.

Sono arrivati a noi 14 esemplari su fondo vermiglio e 12 esemplari su fondo indaco.

Nel 1855 e più precisamente il 1° luglio, fu la Svezia a regalare al mondo filatelico un’altro importante errore.

Fu proprio nell’emissione del primo francobollo svedese del valore di 3 skilling, che commise l’errore.

Venne realizzata la prima non conformità tra decreto di emissione (che lo aveva previsto verde) e stampa effettiva (che fu in giallo).

In questo modo venne realizzato uno dei più rari francobolli del mondo, battuto ad asta pubblica nel 1996 per ben due milioni di euro.

I primi francobolli italiani

Il 1º giugno del 1850, anche l’Italia si dotò del suo primo francobollo.

Il Regno Lombardo-Veneto emise la sua prima serie di sei valori diversi denominata “Aquila Bicipite”.

Aquila bicipite
Aquila bicipite

Fra questi è presente il 45 centesimi azzurro, considerato tra i più rari francobolli del mondo.

In seguito, 1º gennaio 1851 anche il Regno di Sardegna diede alle stampe la sua prima serie, l’effigie è di Vittorio Emanuele II.

Il 1º aprile successivo, con una serie di sei valori in Crazie, fu il granducato di Toscana con il marzocco (stemma del granducato) ad unirsi al nuovo sistema postale.

A seguire anche gli altri stati preunitari si uniformarono; nel 1852, il 1º gennaio lo Stato Pontificio e a giugno il Ducato di Modena e il Ducato di Parma.

Nel 1858 il Regno delle Due Sicilie fu l’ultimo degli antichi stati italiani ad adottare il francobollo, con una serie di colore rosa con 7 valori in Grana.

Di questi, il francobollo detto “Trinacria” divenne una rarità dopo che il governo garibaldino appena insediatosi a Napoli ne riprese la lastra di stampa.

Venne data vita ad un nuovo francobollo usando il colore azzurro e il valore in Grana venne convertito in Tornese.

Tale francobollo, rimasto in circolazione per un solo mese, è tra i più rari della storia postale italiana.

A seguito dell’unità d’Italia, vennero estesi ai nuovi possedimenti sabaudi i francobolli del Regno di Sardegna.

Di conseguenza il primo francobollo sardo (il 5 centesimi nero del gennaio 1851) è considerato anche il primo francobollo “italiano”.

La prima vera emissione italiana avvenne solo il 24 febbraio 1862, con il francobollo da 10 centesimi bistro recante l’effigie di Vittorio Emanuele II.

Quest’ultimo è analogo a quello sardo del 1855 ma dotato di dentellatura.

Il 1º dicembre 1863 venne stampata, in Inghilterra dalla tipografia De La Rue, la prima serie appositamente studiata per coprire le tariffe postali del Regno d’Italia.

Andrea e Irene

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